FONTE: http://www.iclugagnano.org
Non è un gioco di parole: è quanto avviene ogni giorno nella fabbrica artigianale della pergamena di Sona
Il giorno 5 novembre 2003 la classe 2A si è recata in uscita didattica alla bottega artigianale della pergamena di Sona. Gli obiettivi di questa uscita erano vari: collegarci col periodo storico che stiamo studiando, quindi vedere un tipo di “carta” molto diffuso nel Medioevo, infine osservare le differenze tra il lavoro artigianale e quello in fabbrica. La bottega è situata in un grande capannone bianco all’entrata di Sona, mentre fino a qualche anno fa si trovava alla “Sorte” del Chievo. Il motivo di questo spostamento è stato il cambio di gestione: infatti per i troppi impegni la ex-proprietaria ha dovuto chiudere l’attività che è stata poi rilevata dagli operai. Questi sono riusciti a prendere in mano l’organizzazione e a continuare il lavoro, pur con grandi sacrifici: infatti, in questo primo anno di autogestione, hanno dovuto addirittura lavorare per oltre sei mesi senza lo stipendio. Alla fine però sono riusciti a ingranare con loro grande soddisfazione.
Appena arrivati, ci ha accolti la signora Manuela, dipendente dell’azienda, che cura la parte amministrativa (segretaria, addetta a compilare i documenti vari ecc.): ci ha fatto entrare in un grande capannone, dove ci ha mostrato le varie fasi della produzione della pergamena. La prima fase consiste nel dividere le pelli: per razza (le capre provenienti dall’Abruzzo, l’agnello e il montone provenienti dal Trentino-Alto Adige) e per essiccazione (le pelli conservate sotto sale risultano più morbide). In seguito circa 200 capi alla volta sono messi nel “bottale” (una specie di lavatrice che ha all’interno dei lunghi pioli). Questa operazione dura due giorni e serve per pulire a fondo e depilare le pelli con un composto di calce più solfuro. Dopo due giorni l’acqua sporca viene fatta uscire e viene introdotta una soluzione depilante. Le pelli rimangono all’interno una decina di giorni. La seconda fase consiste nel mettere le pelli in una macchina chiamata “scarnatrice”, composta da tre rulli, che priva le pelli dai residui di carne rimasta. Poi vengono rilavate. Successivamente le pelli vengono introdotte nella “spaccatrice”, macchina che divide la parte dritta (fiore) da quella rovescia (crosta).
Le pelli, sono rilavate nel bottale e poi messe in vari recipienti con una soluzione di acqua e acqua ossigenata, per sbiancarle. La pelle d’agnello, essendo più fragile e più pregiata, viene stesa su un piano e tirata ai bordi in vari punti con dei sassolini; questi vengono fissati alla pelle con dei cordoncini che sono tirati e fissati all’estremità del telaio per tenere la pelle ben stesa. Questa fase della lavorazione è importante perché bisogna evitare pieghe, che potrebbero rovinare la qualità. Le pelli di montone e pecora vengono invece fissate con chiodi. Tutte le pelli poi vengono raschiate molto accuratamente con una mezzaluna o un coltello da sellaio. La pergamena viene poi piedeggiata (si tratta di una misura inglese: un metro quadrato equivale a dieci piedi quadrati inglesi).
Oggi la pergamena, oltre ad essere richiesta per gli attestati dalle università di Verona e Padova e per il restauro di codici antichi, viene anche usata per costruire strumenti a percussione e oggetti vari, come coprilampada ecc. Il signor Giampaolo ci ha gentilmente regalato dei ritagli di pergamena dai quali abbiamo ricavato dei lavori con la professoressa Pinali, come segnalibri, biglietti d’auguri, piccole miniature… Questa uscita è stata molto istruttiva e piacevole. Speriamo che anche le future seconde possano fare, come noi, questo tuffo nel Medioevo!